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Finders Keepers

Regia di Alexander Yellen, Stati Uniti 2014.
Pellicola prodotta da Syfy e trasmessa in Italia per la prima volta su TV8 nel 2018 con l’orribile titolo “Non si gioca con la morte”.

Ma se dovessimo tradurlo in italiano, il titolo originale suonerebbe più o meno simile a “chi trova tiene”, un modo di dire anglosassone per giustificare il possesso di un oggetto abbandonato. E alla base di questo mediocre film horror televisivo c’è proprio il ritrovamento di una orribile bambola. Claire, una bambina di nove anni si trasferisce con la madre in una grande casa dove sette anni prima un bambino della stessa età ha ucciso l’intera famiglia e due poliziotti. Claire trova subito questa bambola dall’inquietante nome Lilith, e il suo comportamento comincia a cambiare repentinamente. Nel frattempo, eventi sempre più macabri e pericolosi iniziano ad accadere intorno a lei e alla madre. Chiunque si frapponga tra la bambina e la sua bambola farà un tragica fine.

Il legame tra il cinema horror e le bambole risale agli anni d’oro di Hollywood. Nel 1936 Tod Browning diresse “La Bambola del Diavolo” con Lionel Barrymore, diventato nei decenni un cult assoluto, ma mi piace ricordare anche il 129° episodio di “Ai confini della realtà” dal titolo “La bambola vivente” del 1963. Il fatto è che le bambole dovrebbero suscitare sentimenti di amicizia e sicurezza e il loro legame con il mondo dell’infanzia ne certifica la bontà ma è proprio il ribaltamento di queste certezze che genera inquietudine e disagio. Di solito, al calar delle tenebre, arriva il momento in cui i nostri giocattoli sembrano prendere vita e le loro intenzioni non sono mai buone. Esiste una fobia rarissima, definita Pediofobia e riguarda proprio l’irrazionale paura nei confronti delle bambole. Il disagio nasce dalla possibilità che un giocattolo, una bambola o un peluche possano essere interpretati in tanti modi diversi. L’ambiguità agisce sulla paura. Ciò che è imprevedibile può terrorizzare e l’incertezza che una bambola sia un oggetto inanimato oppure no ne è un chiaro esempio.

Purtroppo Finders Keepers non elabora affatto queste tematiche ma si limita ad attingere da film precedenti più famosi e sviluppati meglio. Il risultato è posticcio e scadente. In un susseguirsi di situazioni stereotipate, assistiamo a omicidi improbabili che non generano mai suspense. È troppo ovvio che ogni singola persona che si trova da sola, alla presenza della bambola o di Claire morirà sicuramente. Nonostante gli attori protagonisti siano credibili, in particolare Jamie Pressly e Patrick Muldoon che interpretano i genitori della bambina è proprio quest’ultima, che ha il volto di Kylie Rogers a risultare un personaggio piatto. Falliamo miseramente nel tentativo di empatizzare con lei perché è fin troppo lampante quello che le sta accadendo, e il suo cambiamento avvenuto troppo presto la pone subito dalla parte dei cattivi così da innescare subito l’annullamento di qualsiasi tensione narrativa. Le sequenze dedicate agli omicidi sono simili tra loro, e abbastanza inverosimili: muoiono tutti alla prima coltellata, per altro visivamente superficiale…

A conti fatti, Finders Keepers è un film debole, pensato per un pubblico televisivo generalista e disattento. Dietro la bella direzione della fotografia ( Yellen è prima di tutto un macchinista e direttore della fotografia, non un vero e proprio regista ) non c’è poi molto altro. Gli effetti speciali sono ridicoli e la suspense è a quota zero. Se fossi obbligato a salvare qualcosa, sarebbe soltanto l’accattivante titoli. Il resto finisce diritto nella pattumiera.

CONSIGLIATO A CHI NON SA RICONOSCERE UNA VERA BARBIE
SCONSIGLIATO A CHI HA CHIAMATO LE PROPRIE BAMBOLE CHUCKY E ANNABELLE…


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